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fino al 30.VI.2002 Stefania Di Marco – Piscine Roma, 2rc
roma
Probabilmente la proposta più interessante tra le decine a latere di FotoGrafia, primo festival internazionale della fotografia di Roma. La fotografa Stefania Di Marco costruisce il suo mondo utilizzando i manichini delle boutique di moda in un set inquietante e ironico…
Gli ultimi cicli fotografici della giovane artista torinese Stefania di Marcohanno come protagonisti dei manichini. Stefania attinge dalla sua collezione di sei ‘statue’, le trucca, le traveste, le maschera e le colloca da protagoniste in contesti riconoscibili già ampiamente appartenenti all’immaginario collettivo, infine le fotografa. Ora in un’azzurrissima piscina a nuotare, prendere il sole, asciugarsi (in questa mostra capitolina), ora nelle sale operatorie di una clinica (altra personale in questi giorni nella galleria di Paolo Tonin a Torino, vedi articoli correlati). Il manichino come scultura diffusa, come monumento condiviso dai milioni di shopping-dipendenti del pianeta, il manichino come protagonista indispensabile della fashion life contemporanea, il manichino come umanoide modulare, come bambola di porcellana della nostra infanzia o come barbie da vestire a piacimento, il manichino come squallida metafora dell’ideale di bellezza.
A dispetto di tutto ciò la messinscena della Di Marco non è immediatamente evidente. I cromatismi cobalto delle foto subacquee, i riflessi luminescenti degli scatti a pelo d’acqua distolgono la percezione del particolare e mostrano, a prima vista, convenzionali dinamiche di nuotatori palestrati e bagnanti-vamp dalle chiome platino. Soltanto avvicinandosi si viene disturbati da visi troppo perfetti, occhi inespressivi, labbra eburnee, braccia categoricamente amputate!
I manichini esposti a Roma innescano inoltre un fertile colloquio con alcuni caratterizzanti elementi architettonici cittadini. Le inquadrature – specie quelle dal basso -, il cromatismo compatto dei volti, lo sguardo fiero fanno pensare alle statue dell’Eur o dello Stadio dei Marmi e donano ai protagonisti delle immagini un’aura d’immortalità. Se poi ricerchiamo riferimenti nell’attualità contemporanea, ci viene in aiuto – per opposizione – Annika Larson: se l’eccellente videoartista svedese parte dall’uomo per renderlo (con il trucco, le inquadrature…) statua-manichino, la Di Marco procede all’inverso umanizzando – ma non troppo – l’asettica staticità dei fantocci.
articoli correlati
Il festival di FotoGrafia a Roma
Personale torinese per la Di Marco
massimiliano tonelli
vista il 22 maggio 2002
’Stefania Di Marco – Piscine’, Galleria 2RC, via delle mantellate 15a, lun_ven 15_19, 06-686 8878, 2rc@pronet.it, a cura di Gianluca Marziani
[exibart]
Mi piacerebbe saperne di più su questa fotografa artista effettivamente un senso di inquietudine assale chi guarda le sue foto
Anche a me. Sembra effettivamente interessante.
Bravo Tonelli! Questa fotografa opera in modo accattivante ed estremamente interessante. Me gusta…
Tonelli…tonelli… e la povera Maria Cristina Strati che l’ha recensita a Torino dove la mettiamo? Brava Cri. Qualcuno metta Paola Capata sulle sue tracce (snuff, snuff): intervista, intervista.
come dove la mettiamo. è nei correlati!!! Ieri è stato il Di Marco day. Ottima fotografa…
Alla faccia dell’inquietudine, a me ha fatto venire l’ansia, anche se mi sembra che Stefania Di Marco abbia un po’ voglia di giocare. Almeno questo è il mio parere.
Crirossi
Fotografa molto brava, interessante la presentazione.
Il nano Tonelli, rassegnati, compra il nano!.