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fino al 26.X.2003 L’isola che non c’è – Arte con la sindrome di Peter Pan Reggio Emilia, Chiostri di San Domenico
bologna
Quattordici artisti vivono nell’isola che non c’è. Tra fughe verso impossibili immaginari e tensioni ludiche, la mostra presenta le interpretazioni pittoriche di un’arte con la sindrome di Peter Pan. Attenti a Capitan Uncino…
L’esposizione collettiva racconta, attraverso lo sguardo di diversi artisti, il tentativo di evadere dalla realtà ostile degli adulti e la ricerca di un’isola che non c’è, il luogo fantastico in cui si rimane sempre bambini. Un tema comune interpretato dai vari autori che, attraverso il linguaggio pittorico, scultoreo ed installativo, approdano a differenti luoghi immaginari, conducendo singolari avventure.
Quella che traspare nella mostra non è una generazione che non vuole crescere, ma una generazione che consapevolmente ha deciso di crescere così, abbracciando sia la realtà che la meraviglia: il disorientamento che crea l’immaginazione, vagando tra sogni, fantasie, contraddizioni.
All’interno dei chiostri, spazi articolati in cui un tempo convivevano solitudine e comunità, poi adibiti al ricovero degli stalloni, riviviamo, attraverso le opere esposte, le favole dei loro inventori e diventiamo complici di esse, giocando con lo stupore, l’ironia, l’innocenza e la perversione che sprigionano. 14 artisti, molti dei quali già noti al mondo artistico italiano ed estero, raccontano, prevalentemente attraverso le pratiche più tradizionali (non sono presenti video e fotografie), questa dimensione creativa, fragile ed inquieta. Già la prima sala documenta vicissitudini eterogenee: Marco Cingolani aggredisce l’ambiente con i flussi cromatici arditi e i riferimenti accennati a strani personaggi, svelando poi nel titolo la partita a rubamazzetto con il dottor Faust.
Alex Pinna focalizza lo spazio contratto dell’ambiente sui suoi gracili alieni alle prese con il gioco d’azzardo, mentre Davide Nido lo scruta attraverso materiche e coloratissime texture. Nella sala principale troviamo, centrale alla parete di fondo, Giovanni Frangi che guarda altrove, fuori dalla finestra, e dipinge il suo paesaggio immaginario: un mondo sognato, ritagliato nel tempo, ma indeterminato ed escluso da un reale contesto. A lato Greta Frau ribadisce attraverso alcune stampe le algide icone delle amiche del cuore; frontalmente Luca Giovagnoli si rifugia in un infantile ritornello (l’incubo dell’uomo nero) rivisto attraverso una grafia precisa ed inquieta annegata in un blu intenso.
Poi la favola a 4 step di Giuliano Guatta e il coccodrillo di Corrado Bonomi, pronto a sbranare la nostra mano (dopo quella di Capitan Uncino), creato attraverso una composizione di portauovo cartacei. Nel corridoio e nell’ultima sala accolgono il pubblico gli oggetti testamentari di Marco Petacchi, le armi ammiccanti e le perversioni del dondolo di Antonio Riello, i compagni millimetrici di Fulvio di Piazza, ibridati ai personaggi terribili dei cartoni animati contemporanei, inclusi nelle sue paradossali visioni. Concludono l’esposizione Michelangelo Gallina con i suoi marmorei volti nascenti, esempio sintomatico di contaminazione tra tradizione classica e inquietudine contemporanea, accostato a Fausto Gilberti che presenta una delle sue sagome in bianco e nero che sgrana gli occhi sconcertata da uno spropositato arredo domestico. Al termine del percorso, Velasco si sdoppia in un Peter sospeso tra sogno e realtà che rincorre la sua ombra, l’immagine di sé che vuole ricucire.
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Greta Frau
Alex Pinna
federica bianconi
mostra visitata il 27 settembre 2003
L’isola che non c’è – Arte con la sindrome di Peter Pan
Reggio Emilia, Chiostri di San Domenico, Via Dante Alighieri 11
dal 27 settembre al 26 ottobre 2003
Orario di visita: dal martedì al venerdì ore 15:00 – 18:00
Sabato e domenica 10:00 – 13:00, 16:00 – 19:00
Lunedì chiuso
Ingresso libero
INFO: Musei Civici via Spallanzani n. 1, 42100 Reggio Emilia Italia
+390522456477 (info), +390522456476 (fax)
musei@municipio.re.it, www.musei.comune.re.it
Mostra a cura di Paola Artoni
Catalogo in mostra con testi di Paola Artoni e Elisabetta Pozzetti
[exibart]