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Joyce & Co., galleria artistico letteraria del centro antico, parte attiva del neonato contesto “viadellarte” che riunisce i numerosi centri d’arte e cultura concentrati nella zona tra vico Falamonica e vico del Fieno, ospita fino a fine dicembre una bella mostra di Anthony Aziz e Sammy Cucher.
Reduci da personali in prestigiosissime sedi in tutto il mondo, dalla Biennale di Venezia al Kemper Museum of Contemporary Art di Kansas City, dal Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid al Museo Alejandro Otero di Caracas per citarne solo alcune, i due artisti propongono in quest’occasione una serie di foto recenti, come sempre dure e sgradevoli.
Infatti, il lavoro di Aziz & Cucher si muove in bilico tra surreale ed espressionismo, spogliando l’umanità delle sue fattezze e dell’identità, riconducendola ad uno stato larvale che ricorda a tratti l’atmosfera dei disperati lavori di Francis Bacon.
I corpi fragili, in genere nudi ed indifesi, hanno volti levigati e vuoti: le rielaborazioni fotografiche dei due artisti intervengono crudelmente, velando bocche, nascondendo labbra, serrando con fermezza le palpebre dei soggetti ritratti e cancellando ogni traccia di sguardi e d’umanità.
Si tratta di un’operazione ambivalente: se da un lato infatti rappresenta il raggiungimento di un’omologazione, e quindi l’abbattimento di differenze e gerarchie, dall’altro ritrae un’umanità persa nella solitudine, composta di individui mutilati, prigionieri, isolati nell’incompiutezza, dolorosamente condannati all’incomunicabilità.
Infatti, come scrive Fabrizio Boggiano nel testo di presentazione della mostra, “proviamo un senso di fastidioso malessere di fronte alle immagini di Anthony Aziz e Sammy Cucher. Questi due artisti fotografi presentano un articolato lavoro basato essenzialmente sulla negazione dei nostri tradizionali canoni di bellezza, genere e identità. Le loro manipolazioni finalizzate a rendere ogni appartenente alla razza umana confondibile con qualsiasi altro, privano della specificità estetica; nello stesso tempo eliminano ogni possibile scambio culturale, sigillando l’uomo dentro se stesso, negandogli qualsiasi possibilità di contatto con l’esterno.”
In parallelo, Joyce & Co. presenta in questi giorni anche un video, “Poesie” di Luigi Cornetto.
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Vico del Fieno 13 rosso
Ingresso libero.
Orario: dal martedì al sabato, 9.30-12.30, 15.30-19.00.
Per informazioni, tel. 010.2469217
[exibart]
Il lavoro di Aziz e Cucher è molto interessante, il rappresentare un’umanità persa nella solitudine è il “sentire” la sofferenza, il dolore dell’incomunicabilità.
E’ difficile oggi trovare vera amicizia, comunicare con persone che ci capiscono, chi trova la vera amicizia trova un raro tesoro.
Io penso alla forte interiorità dei due artisti, affrontare un argomento del genere vuol dire capire l’angoscia di oggi, la falsità che regna sovrana, il sentirci perciò soli.
I due artisti sono degni di lode, sia per il loro sentire che per le loro opere veramente eloquenti.
Il lavoro di Aziz e Cucher è molto interessante, il rappresentare un’umanità persa nella solitudine è il “sentire” la sofferenza, il dolore dell’incomunicabilità. E’ difficile oggi trovare vera amicizia, comunicare con persone che ci capiscono, chi trova la vera amicizia trova un raro tesoro. Io penso alla forte interiorità dei due artisti, affrontare un argomento del genere vuol dire capire l’angoscia di oggi, la falsità che regna sovrana, il sentirci perciò soli. I due artisti sono degni di lode, sia per il loro sentire che per le loro opere veramente eloquenti.