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Se la vittima non fosse un’opera dal valore dichiarato “inestimabile” verrebbe quasi da sorridere. La scena, in fin dei conti, è un po’ quella dell’elefante che entra nella cristalleria, del visitatore sbadato e poco allenato che urta le opere, che si trova in difficoltà nei confronti dello “strano” mondo del contemporaneo. E invece stavolta è successo davvero, al Meno Uno di Lugano, accanto al futuro LAC, dove si presentavano 30 nuove opere della collezione Gianfranco e Donna Olgiati.
L’autore della sciagura? Uno sventurato giornalista della radio svizzera, che ha urtato e fatto cadere Impronta di Luciano Fabro, lamina in vetro su un piedistallo, installato a terra e senza protezione.
L’uomo sarebbe indietreggiato per cedere il passo ad alcuni ospiti, e avrebbe inavvertitamente inciampato nel lavoro.
Il gelo è sceso immediatamente nella sala, e il giornalista altro non ha potuto fare che scusarsi costernato.
Il pezzo che riportava la figura dell’Impronta, datata 1962-64, completamente in vetro, è andato in mille pezzi e anche secondo l’assicuratore della mostra (presente in sala, anche se il fatto consola poco) non sarebbe recuperabile.
L’inaugurazione, con l’inserimento delle nuove trenta opere, andava ad integrare l’esposizione “in progress” messa in scena nel prestigioso spazio la scorsa estate. Impronta era forse una delle più famose opere seminali di Fabro, nato nel 1936 e aderente al gruppo torinese dell’arte Povera, negli anni ’60.
E ora? Il pezzo entra nel mito? Forse. E forse per l’incauto giornalista qualche guaio farà capolino.
Un evento che arriva a poco tempo da un’altra “rottura” contro la quale si è scagliato anche Tomaso Montanari: una copia di un gesso del Canova, L’uccisione di Priamo, è stata fatta cadere dalle pareti dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, mentre si stava preparando il trasporto all’esposizione sul Maestro veneto ad Assisi. Montanari, come vi avevamo riportato, aveva parlato di un “mostrificio che fa vittime illustri”. A Lugano invece il problema è sembrato essere il pubblico del vernissage. Troppo numeroso? O troppo attento ad altre questioni che non all’arte, come spesso accade?
Scusate, ma la colpa non ė de lo “sventurato giornalista”. Se la opera era cosí preciosa, e lo era, come maí era piazzata nel bel mezzo senza una mínima protezione?