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Quest’anno sembra che le code davanti ai Giardini e all’Arsenale siano ancora più lunghe e animate del solito ma davanti al Padiglione del Venezuela l’aria è piuttosto immobile. Porte chiuse, vialetto ricoperto di foglie e un silenzio un po’ inquietante ma purtroppo non si tratta di una performance radicale. Paolo Baratta, il Presidente della Biennale, ha dichiarato che il Padiglione sarà inaugurato il 13 maggio, quindi cinque giorni dopo l’apertura prevista. Ma è facile prevedere che la data potrebbe slittare ancora. Le cause? La crisi politica che da mesi sta attanagliando il Paese del Sudamerica. L’economia della nazione, già piuttosto traballante da ormai diversi anni, è stata messa in ginocchio negli ultimi mesi dagli scontri tra le fazioni sostenitrici di Nicolás Maduro, che a gennaio ha prestato giuramento come presidente per un secondo mandato, e del leader dell’opposizione Juan Guaidó, che ha accusato Maduro di brogli elettorali ed è supportato da Stati Uniti e Canada, si dichiara il legittimo leader del Venezuela. Il padiglione del Venezuela alla 58ma Biennale è curato da Oscar Sotillo, fondatore della rivista culturale di sinistra La Mancha, e presentava le opere di Natalie Rocha Capiello, Ricardo García, Gabriel López e Nelson Rangelosky.