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Il Mit Press pubblica October, Leonardo e PAJ; e l’Italia accademica? Non sarà mica solo nutrita di illeggibili querelle schilleriane, neokantismi allucinati e diltheysmi inconfessabili? Eppur si muove, per esempio sulle pagine della rivista diretta da Massimo Canevacci...
Quando si pensa alla ricerca accademica, in particolare alle pubblicazioni periodiche in ambito estetico, il panorama è desolante. Fortunatamente però non è un giudizio che possa essere applicato indiscriminatamente alla realtà nostrana. Infatti, un editore come Meltemi ha un catalogo “Università” che -dal fetish al trash- ne ha per tutti i gusti contaminanti. E anche sul fronte delle riviste non c’è da scherzare. avatar per esempio, diretta da Massimo Canevacci, docente alla Sapienza. È chiaro, per mettere insieme sguardo sul presente con senso critico e buona preparazione “classica” bisogna sudare. Ma non è che una scusa sostenere che il linguaggio che circola in quelle pagine è -quale scandalo!- postmoderno. Cosa ciò significhi resta un mistero, certo non però non una scusante alla pochezza intellettuale.
L’editoriale è già nel corpo plurimo di questo numero della rivista, dove “le instabilità costruzioniste sono risorse che liberano avatar”. E gli obiettivi polemici sono alcuni “guru” del pensiero presunto liberal dell’ultimo scorcio del secolo scorso, affrontati senza alcuno scrupolo reverenziale: la coppia Deleuze/Guattari (“La differenza tra Artaud e Deleuze/Guattari: lui si reca in Mexico tra i Tarahumaras; loro si leggono Castaneda a casa”), Baudrillard, Foucault, ma pure artisti come Matthew Barney e Max Bruinsman, colti nelle loro pieghe più autoritative. E le critiche non puntano a una teoria monolitica nata per opposizione, bensì per disseminazione, come indica la molteplicità dei pargoli-bozzolo in copertina, opera di Kazuyo Oshima.
Ogni articolo è un’autentica miniera di stimoli sinaptici. A cominciare da quello di Canevacci che, esordendo con una critica alla coppia di pensatori francesi, si sviluppa considerando il lavoro di Hans Bellmer, per chiarire infine i neoconcetti di “bodyscape” ed “eroptica”. C’è poi Luisa Valeriani, che al ciclo Cremaster preferisce la fiction Alias; l’indagine tra pink – punk – queer di Francesco Warbear Macarone Palmieri e l’impareggiabile Vladimir Luxuria. E dopo “The Avatar Manifesto” di Mike Heim si passa all’indagine fra corpo, arte e video di Marco Senaldi (da annotare: “Il “coma immaginario” spiega perché il coma dell’arte […] e un’arte “del coma” […] siano le due facce della stessa medaglia”) e allo sguardo/corpo tecnologico in un ampio statement dell’Elastic Group of Artistic Research.
In breve, oltre un centinaio di pagine –con grammatura da Bibbia, purtroppo- da leggere con attenzione ma non senza gustosi momenti di autentico piacere psico-fisico. Perché va pur bene andare oltre, ma il gusto del parricidio non vorrete mica negarcelo?
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marco enrico giacomelli
avatar. dislocazioni tra antropologia e comunicazione
n. 5, febbraio 2005 (corpo: bodyscape: corpographie)
pp. 127 in b/n, € 14 – Colophon: Massimo Canevacci (direttore responsabile), Daniela Lucchetti (capo redattore) – www.avatarweb.it
Editore: Meltemi, via Merulana, 38 – 00185 Roma; www.meltemieditore.it
pre[ss]view – scritto e diretto da marco enrico giacomelli
[exibart]