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19
ottobre 2008
RIPRENDERE BERLINO
Politica e opinioni
“Povera ma sexy”, secondo l’ormai celebre definizione del sindaco Klaus Wowereit. Dopo un periodo di stanca, Berlino torna ad attrarre artisti da mezz’Europa. E si conferma una città frizzante, che sa celare i propri difetti, la lentezza nei lavori pubblici über alles, con una vivacità per nulla aderente allo stereotipo nordico. Specie quando ci s’inoltra underground...
Per intraprendere un breve tour nelle lande della urban culture si può iniziare prenotando un mini-appartamento al Lux 11, design hotel firmato dagli architetti Claudio Silvestrin (quello della Fondazione Sandretto e dei negozi di Armani, per intenderci) & Giuliana Salmaso. Così sarete già in pieno Mitte.
Nel quartiere che ospita gallerie come Eigen+Art e istituzioni come la nuovissima Temporäre Kunsthalle e i KunstWerke – promotori della Biennale locale – hanno lo studio Fabio La Fauci e Daniele Sigalot, ai quali abbiamo chiesto di supportarci in questo itinerario ideale alla scoperta della street art più o meno propriamente detta. Perché loro in effetti nascono in pubblicità, in forza prima a Saatchi & Saatchi e poi in Grey. È così che vedono la luce Blue&Joy: “La colpa è di Pillitteri! La sede milanese di Grey era nella sua ex casa. Ed è lì che sono nati, in un momento deprimente dal punto di vista professionale, metereologico e sentimentale. Questa sinergia di sfighe ha creato il primo disegno di due pupazzi socialisti”. Una prima fase ai “margini” del mondo dell’arte, tra adv, fumetti e web. Tanto che la prima mostra, a Barcellona nel 2005, è allestita in un negozio di abbigliamento.
La scena è quella di un pop-underground che non ha nulla a che fare con certo velleitarismo e che non disdegna contatti con brand come Diesel. Anzi, la prima apparizione in grande Blue&Joy la fanno proprio sul Diesel Wall milanese, nel 2007. “Non veniamo dalla strada – anche se Fabio da ragazzo faceva graffiti – ma spesso è nato quest’equivoco. Blue&Joy nascono come un fumetto e poi sono finiti in strada!”. Così, anche se i due pupazzi si ritrovano sulle pagine di libri di street art, il punto è che “non c’è più un confine tra animazione, arte, architettura, design, moda, oggettistica…”. Risultato: parlare di “purezza” diventa sempre più un discorso privo di fondamenta.
Il tour inizia dal Mitte: “Qui c’è una specie di centro sociale di sei piani, il Tacheles. È una Kunsthaus, un posto dove gli artisti vivono e lavorano, con due piani dedicati alle mostre. Un posto da visitare assolutamente!”. E poi ci sono almeno due gallerie legate alla scena urban, Circle Culture e ATM: “Con la prima siamo in contatto, forse faremo una mostra nel 2009. E poi c’è MK: stiamo corteggiando il direttore, gli mandiamo i fiori!”. La Merry Karnowsky Gallery è una delle migliori gallerie del circondario, con una seconda sede a Los Angeles. E un paio di mesi fa ha proposto una mostra di Miss Van e Victor Castillo.
Poco lontano c’erano un paio graffiti di Bansky, rimossi e pare “ceduti” a un collezionista privato. Ma sui muri restano giganteschi e anomali murales: “Hanno sponsor come Nike e Nokia”, sottolineano Blue&Joy. “Sono lavori permanenti, pittorici, come le pubblicità della Coca Cola negli anni ’50”. Niente di più spurio. “Qui il linguaggio è più libero, libero dalla street art classica. Forse perché qui la storia del graffitismo è differente”. Se occorresse ricordarlo, fino a un paio di decenni fa un muro divideva la città e, almeno da un lato, era ricoperto di colore: “Però è tenuto malissimo. È tutto un ‘Maria ti amo’”.
Spostandosi in area anatolica, nel radical-chic Kreuzberg, le tracce di street culture si raccolgono intorno a Intoxicated Demons, uno spazio multiforme che è galleria, libreria, gadget-shop. Ma nel quartiere “c’è soprattutto un lavoro pazzesco di Blu”, il fotografatissimo Backjump, “e altre cose sempre di Blu al ponte di Warschauerstrasse, vicino a un altro bellissimo murales della Nike”.
Così facendo siamo giunti sull’altra sponda della Sprea, direzione Friedrichshain, dove, al centro culturale Friedrichshoehe, in estate si è tenuta la prima edizione del festival Urban Affairs. Italiani: missing.
Quanto all’editoria, nella capitale tedesca ha sede Die Gestalten Verlag, un must nel capo della grafica e dell’illustrazione. Per intenderci nuovamente, quelli che pubblicano i libri della Black Market Gallery. “Loro sono i più, e basta”, si infervorano Blue&Joy. “Con ‘Tactile’ sono tornati alla semplicità, senza vettori e 3d. Loro prevedono e indicano la direzione. Anche per i vettori è stata colpa loro! Ma poi il discorso si è inflazionato, com’è capitato anche per le pubblicazioni di street art”. Torniamo così all’arte di strada e ai due pupazzi. Che alla mostra del Pac di Milano sono arrivati, ça va sans dire, in extremis e come outsider: c’erano, ma sul catalogo non si vede.
E Berlino? Resta una vetrina affascinante. Perché è più semplice mettersi in mostra dove i costi in generale, e degli immobili in particolare, sono ridotti. Ma il mercato stenta a decollare e le gallerie apri-e-chiudi proliferano. A chi però ha come obiettivo la flânerie, tutto ciò interessa relativamente. Se vi apprestate a fare una capatina in Germania, oltre a seguire i consigli di Blue&Joy potete armarvi di un paio d’altri spunti: Urban Illustration Berlin, la street art cityguide di Benjamin Wolbergs, con tanto di mappa, edita dalla californian-amburghese Gingko Press; e Berlin Street Art 2 di Sven Zimmermann, stampato da Prestel, dove troverete pure una messe di utilissimi link.
Troppa luce? Potete tornare sottoterra, magari facendovi ospitare nel bunker di Tobias Rehberger e Olafur Eliasson, oppure visitando quello che il pubblicitario Boros ha trasformato nella sede della propria collezione.
Per chiudere in bellezza e ricercatezza, non fatevi mancare l’hamburger del White Trash Fast Food, arredato come un ristorante cinese qual era, e la conclusione in un club. Non il solito Tresor, ma quell’altro – sottoterra, va da sé – che apre un giorno al mese e dove suonano dj del calibro di Thomas Brinkmann. Chiedete in giro…
Nel quartiere che ospita gallerie come Eigen+Art e istituzioni come la nuovissima Temporäre Kunsthalle e i KunstWerke – promotori della Biennale locale – hanno lo studio Fabio La Fauci e Daniele Sigalot, ai quali abbiamo chiesto di supportarci in questo itinerario ideale alla scoperta della street art più o meno propriamente detta. Perché loro in effetti nascono in pubblicità, in forza prima a Saatchi & Saatchi e poi in Grey. È così che vedono la luce Blue&Joy: “La colpa è di Pillitteri! La sede milanese di Grey era nella sua ex casa. Ed è lì che sono nati, in un momento deprimente dal punto di vista professionale, metereologico e sentimentale. Questa sinergia di sfighe ha creato il primo disegno di due pupazzi socialisti”. Una prima fase ai “margini” del mondo dell’arte, tra adv, fumetti e web. Tanto che la prima mostra, a Barcellona nel 2005, è allestita in un negozio di abbigliamento.
La scena è quella di un pop-underground che non ha nulla a che fare con certo velleitarismo e che non disdegna contatti con brand come Diesel. Anzi, la prima apparizione in grande Blue&Joy la fanno proprio sul Diesel Wall milanese, nel 2007. “Non veniamo dalla strada – anche se Fabio da ragazzo faceva graffiti – ma spesso è nato quest’equivoco. Blue&Joy nascono come un fumetto e poi sono finiti in strada!”. Così, anche se i due pupazzi si ritrovano sulle pagine di libri di street art, il punto è che “non c’è più un confine tra animazione, arte, architettura, design, moda, oggettistica…”. Risultato: parlare di “purezza” diventa sempre più un discorso privo di fondamenta.
Il tour inizia dal Mitte: “Qui c’è una specie di centro sociale di sei piani, il Tacheles. È una Kunsthaus, un posto dove gli artisti vivono e lavorano, con due piani dedicati alle mostre. Un posto da visitare assolutamente!”. E poi ci sono almeno due gallerie legate alla scena urban, Circle Culture e ATM: “Con la prima siamo in contatto, forse faremo una mostra nel 2009. E poi c’è MK: stiamo corteggiando il direttore, gli mandiamo i fiori!”. La Merry Karnowsky Gallery è una delle migliori gallerie del circondario, con una seconda sede a Los Angeles. E un paio di mesi fa ha proposto una mostra di Miss Van e Victor Castillo.
Poco lontano c’erano un paio graffiti di Bansky, rimossi e pare “ceduti” a un collezionista privato. Ma sui muri restano giganteschi e anomali murales: “Hanno sponsor come Nike e Nokia”, sottolineano Blue&Joy. “Sono lavori permanenti, pittorici, come le pubblicità della Coca Cola negli anni ’50”. Niente di più spurio. “Qui il linguaggio è più libero, libero dalla street art classica. Forse perché qui la storia del graffitismo è differente”. Se occorresse ricordarlo, fino a un paio di decenni fa un muro divideva la città e, almeno da un lato, era ricoperto di colore: “Però è tenuto malissimo. È tutto un ‘Maria ti amo’”.
Spostandosi in area anatolica, nel radical-chic Kreuzberg, le tracce di street culture si raccolgono intorno a Intoxicated Demons, uno spazio multiforme che è galleria, libreria, gadget-shop. Ma nel quartiere “c’è soprattutto un lavoro pazzesco di Blu”, il fotografatissimo Backjump, “e altre cose sempre di Blu al ponte di Warschauerstrasse, vicino a un altro bellissimo murales della Nike”.
Così facendo siamo giunti sull’altra sponda della Sprea, direzione Friedrichshain, dove, al centro culturale Friedrichshoehe, in estate si è tenuta la prima edizione del festival Urban Affairs. Italiani: missing.
Quanto all’editoria, nella capitale tedesca ha sede Die Gestalten Verlag, un must nel capo della grafica e dell’illustrazione. Per intenderci nuovamente, quelli che pubblicano i libri della Black Market Gallery. “Loro sono i più, e basta”, si infervorano Blue&Joy. “Con ‘Tactile’ sono tornati alla semplicità, senza vettori e 3d. Loro prevedono e indicano la direzione. Anche per i vettori è stata colpa loro! Ma poi il discorso si è inflazionato, com’è capitato anche per le pubblicazioni di street art”. Torniamo così all’arte di strada e ai due pupazzi. Che alla mostra del Pac di Milano sono arrivati, ça va sans dire, in extremis e come outsider: c’erano, ma sul catalogo non si vede.
E Berlino? Resta una vetrina affascinante. Perché è più semplice mettersi in mostra dove i costi in generale, e degli immobili in particolare, sono ridotti. Ma il mercato stenta a decollare e le gallerie apri-e-chiudi proliferano. A chi però ha come obiettivo la flânerie, tutto ciò interessa relativamente. Se vi apprestate a fare una capatina in Germania, oltre a seguire i consigli di Blue&Joy potete armarvi di un paio d’altri spunti: Urban Illustration Berlin, la street art cityguide di Benjamin Wolbergs, con tanto di mappa, edita dalla californian-amburghese Gingko Press; e Berlin Street Art 2 di Sven Zimmermann, stampato da Prestel, dove troverete pure una messe di utilissimi link.
Troppa luce? Potete tornare sottoterra, magari facendovi ospitare nel bunker di Tobias Rehberger e Olafur Eliasson, oppure visitando quello che il pubblicitario Boros ha trasformato nella sede della propria collezione.
Per chiudere in bellezza e ricercatezza, non fatevi mancare l’hamburger del White Trash Fast Food, arredato come un ristorante cinese qual era, e la conclusione in un club. Non il solito Tresor, ma quell’altro – sottoterra, va da sé – che apre un giorno al mese e dove suonano dj del calibro di Thomas Brinkmann. Chiedete in giro…
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dal 17 settembre al 27 ottobre 2008
Blue & Joy – Un fiasco dopo l’altro. La nona scoraggiante esposizione di Blue and Joy
Spazio Tindaci
Via Dante, 17 – 35139 Padova
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Via Pioda, 14 – 6900 Lugano
dal 28 novembre al 4 dicembre 2008
Blue & Joy – Greatest Failures
Borgonuovo Eventi
Via Borgonuovo, 1 – 20121 Milano
[exibart]
Ci sono anche altri eventi a Berlino in questo periodo, tra cui questo, in cui è presente anche il sottoscritto:
Erotic Signature and Beate Uhse Erotica Museum present
“ARTundressed”
Absolutely classy erotic art
The Beate Uhse Erotica Museum Berlin will be hosting the international exhibition “ARTundressed” presented by Erotic Signature. This exhibition of contemporary erotic art will open with a private viewing on 19 September and run until 27 October. Germany’s only Erotica Museum will thus be the third stop in the tour of ARTundressed, following its opening in Miami in May and its visit to Montreal. Together with INASAJA Gallery, the museum will provide a stylish backdrop for “Modern Art for the Open-Minded”. The artists’ works are multifaceted, humorous, bold, eccentric, passionate and expressive, and have something for everyone, whether art enthusiast, connoisseur, fetish fan, or follower of alternative or sexy lifestyles. Everyday erotica has also by no means been neglected. Erotic art is often not taken entirely seriously and viewed as not being sufficiently respectable to be seen as “real” art. By presenting the world’s best erotic art, Erotic Signature aims to challenge this misconception.
Saluti.