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10
dicembre 2009
VULCANICO BAROCCO
Progetti e iniziative
Una storia infinita e ricchissima, quella degli studi su Napoli e il Barocco. Quasi un romanzo, nel quale giunge ora a scrivere il suo capitolo questa grande mostra, che segna il congedo dello storico soprintendente Nicola Spinosa. Sei musei, trecentocinquanta opere, un secolo e mezzo di storia. E tutta la città che tira a lucido una delle sue mille sfaccettature...
Cifre da kolossal e titolo
futuribile. È Ritorno al Barocco, la mostra più attesa dell’anno a Napoli, ultimo cadeau
dell’ex
soprintendente Nicola Spinosa, confezionato prima di cedere le chiavi del regno
partenopeo a Lorenza Mochi Onori, da settembre scorso nuovo responsabile per il
patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico.
Sono sei i musei coinvolti, con trecentocinquanta
opere in esposizione, ventisette itinerari a Napoli e sedici nella regione, per
testimoniare i progressi conoscitivi compiuti negli ultimi trent’anni di
attività. Un impegno che pone il museo di Capodimonte come fulcro di un pacchetto sul Barocco, dove entrano in
gioco numerosi artisti, suddivisi cronologicamente e nei “generi” di soggetto
storico, sacro e profano.
La Flagellazione
di Cristo di Caravaggio, centro gravitazionale e starting
point delle
novità naturalistiche a Napoli dal 1606, è in mostra insieme a Battistello
Caracciolo – il
primo seguace -, Massimo Stanzione e Andrea Vaccaro, più classici nelle loro scelte, per passare poi
alla fioritura barocca di Mattia Preti e Luca Giordano, fino al settecentesco Francesco
Solimena. Le soluzioni
adottate dal Rococò saranno poi testimoniate da Domenico Antonio Vaccaro e Francesco De Mura in pittura, da Solimena e Corrado
Giaquinto nei
disegni.
Con una sola fermata di
funicolare, invece, si potranno timbrare ben tre ingressi: a Castel Sant’Elmo,
dove saranno esposti dipinti e oggetti provenienti da chiese e musei freschi di
restauro, insieme alle fotografie di Luciano Pedicini (autore di numerosissimi scatti
apparsi nei cataloghi negli ultimi anni); e alla Certosa e Museo di San
Martino, gioiello in marmi policromi dove, osservando le vedute di Didier
Barra, Gaspar
van Wittel e Antonio
Joli, se da un
lato si rimpiangerà la skyline ormai deturpata da un’edilizia a tutto tondo,
dall’altro si respirerà un’inaspettata calma nel chiostro disegnato da Cosimo
Fanzago.
All’interno del bellissimo parco
della Floridiana c’è il Museo della ceramica Duca di Martina, dove saranno
allestiti quattro tipi di interni di dimore nobili e alto borghesi, con tanto
di arredi e oggetti decorativi. L’itinerario del Ritorno conduce poi a Villa Pignatelli,
spazio sul mare di Chiaja dove dipinti inediti esploreranno il genere della
natura morta, dai primi esperimenti nel solco della linea caravaggesca di Luca
Forte a Giovan
Battista Recco.
Sarà infine a Palazzo Reale che si
chiuderà il cerchio, con uno scivolamento nel Barocco più diluito, giunto fino
al 1759, quando Carlo III di Borbone partì per la Spagna e lasciò una “villetta
di campagna” come la reggia di Caserta, progettata da Luigi Vanvitelli in diretta competizione con
Versailles.
I palazzi dei nobili, dalle alte
mura, che fungono da recinti di cortili ricchi di vegetazione, le scale “a
tenaglia” di Ferdinando Fuga e Ferdinando Sanfelice, accompagneranno all’ultimo snodo
della mostra, verso le chiese, le quadrerie e i teatri che ospiteranno spettacoli,
concerti, mostre d’arte contemporanea. Il Madre ospita infatti Barock, rassegna tutta odierna che conta
su una manciata di nomi importanti, dalla A di Adel Abdessemed sino alla X di Sislej Xhafa. Obiettivo: rintracciare le
similitudini fra il Barocco e quest’inizio di XXI secolo.
Insomma, per un inverno di fasti
barocchi che arriverà fino ai primi raggi di primavera, la tappa obbligata è
Napoli.
futuribile. È Ritorno al Barocco, la mostra più attesa dell’anno a Napoli, ultimo cadeau
dell’ex
soprintendente Nicola Spinosa, confezionato prima di cedere le chiavi del regno
partenopeo a Lorenza Mochi Onori, da settembre scorso nuovo responsabile per il
patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico.
Sono sei i musei coinvolti, con trecentocinquanta
opere in esposizione, ventisette itinerari a Napoli e sedici nella regione, per
testimoniare i progressi conoscitivi compiuti negli ultimi trent’anni di
attività. Un impegno che pone il museo di Capodimonte come fulcro di un pacchetto sul Barocco, dove entrano in
gioco numerosi artisti, suddivisi cronologicamente e nei “generi” di soggetto
storico, sacro e profano.
La Flagellazione
di Cristo di Caravaggio, centro gravitazionale e starting
point delle
novità naturalistiche a Napoli dal 1606, è in mostra insieme a Battistello
Caracciolo – il
primo seguace -, Massimo Stanzione e Andrea Vaccaro, più classici nelle loro scelte, per passare poi
alla fioritura barocca di Mattia Preti e Luca Giordano, fino al settecentesco Francesco
Solimena. Le soluzioni
adottate dal Rococò saranno poi testimoniate da Domenico Antonio Vaccaro e Francesco De Mura in pittura, da Solimena e Corrado
Giaquinto nei
disegni.
Con una sola fermata di
funicolare, invece, si potranno timbrare ben tre ingressi: a Castel Sant’Elmo,
dove saranno esposti dipinti e oggetti provenienti da chiese e musei freschi di
restauro, insieme alle fotografie di Luciano Pedicini (autore di numerosissimi scatti
apparsi nei cataloghi negli ultimi anni); e alla Certosa e Museo di San
Martino, gioiello in marmi policromi dove, osservando le vedute di Didier
Barra, Gaspar
van Wittel e Antonio
Joli, se da un
lato si rimpiangerà la skyline ormai deturpata da un’edilizia a tutto tondo,
dall’altro si respirerà un’inaspettata calma nel chiostro disegnato da Cosimo
Fanzago.
All’interno del bellissimo parco
della Floridiana c’è il Museo della ceramica Duca di Martina, dove saranno
allestiti quattro tipi di interni di dimore nobili e alto borghesi, con tanto
di arredi e oggetti decorativi. L’itinerario del Ritorno conduce poi a Villa Pignatelli,
spazio sul mare di Chiaja dove dipinti inediti esploreranno il genere della
natura morta, dai primi esperimenti nel solco della linea caravaggesca di Luca
Forte a Giovan
Battista Recco.
Sarà infine a Palazzo Reale che si
chiuderà il cerchio, con uno scivolamento nel Barocco più diluito, giunto fino
al 1759, quando Carlo III di Borbone partì per la Spagna e lasciò una “villetta
di campagna” come la reggia di Caserta, progettata da Luigi Vanvitelli in diretta competizione con
Versailles.
I palazzi dei nobili, dalle alte
mura, che fungono da recinti di cortili ricchi di vegetazione, le scale “a
tenaglia” di Ferdinando Fuga e Ferdinando Sanfelice, accompagneranno all’ultimo snodo
della mostra, verso le chiese, le quadrerie e i teatri che ospiteranno spettacoli,
concerti, mostre d’arte contemporanea. Il Madre ospita infatti Barock, rassegna tutta odierna che conta
su una manciata di nomi importanti, dalla A di Adel Abdessemed sino alla X di Sislej Xhafa. Obiettivo: rintracciare le
similitudini fra il Barocco e quest’inizio di XXI secolo.
Insomma, per un inverno di fasti
barocchi che arriverà fino ai primi raggi di primavera, la tappa obbligata è
Napoli.
irene tedesco
*articolo pubblicato su Grandimostre n. 7.
Te l’eri perso? Abbonati!
dal 12 dicembre 2009 all’undici aprile 2010
Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli
Sedi varie – Napoli
Catalogo Arte’m
Info: tel. +39 0815808111; sbappsae-na@beniculturali.it
[exibart]
NICOLA SPINOSA E’ STATO MIO PROFESSORE DI STORIA DEL’ARTE CON RAFFAELE MORMONE NEGLI ANNI 68/71 ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI. LO RICORDO CON IL CLASSICO ESKIMO E LO ZAINO DA PERFETTO SESSANTOTINO….GRANDE SPINOSA UN SALUTO AFFETTUOSO PER QELLO CHE HA FATTO PER RIPORTARE NAPOLI NEI CIRCUITI EUROPEI MARIO RAVIELE DA FOGGIA
Nicola Spinosa sarà un narciso discutibile,ma sta di fatto che è riuscito ad organizzare mostre capitali, come quelle su Ribera, Caracciolo, Preti, Giordano e L’Ultimo Caravaggio, mostre che altrove se le sognano e che hanno pagato lo scotto di trovarsi a Napoli…
bellissima la mostra, grande Spinosa, meravigliosa Napoli!
Grazie