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21
dicembre 2007
fino al 26.I.2008 Close to Dark Venezia, Jarach Gallery
venezia
Un (in)sinuoso viaggio di luce al termine della notte. E una grammatica insolita per non perdercisi. Nove artisti-fotografi emergenti si confrontano con un tema sfuggente. In un panorama veneziano piuttosto povero...
Situandosi in quella terra di mezzo che � il passaggio dal giorno alla notte, dalla luce al buio, la penombra, naturale o artificiale che sia, � il regno dell�incertezza, del possibile, del raccoglimento e, pi� banalmente, del mistero. Non a caso i francesi definiscono quel momento del giorno entre chien et loup, perché la sua essenza giace proprio sull�ambiguit�, sullo sfuggire a ogni definizione certa. Quello che gli anglosassoni chiamano twilight � la situazione che massimamente rappresenta la trasformazione, il cambiamento, mentre la notte, negazione della luce, � sottrazione, assenza, ma anche spinta per l�immaginazione ad andare oltre i limiti della visione. L�oscurit� altera la percezione delle cose, dei suoni e degli odori, attribuendo loro un significato altro e, anche quando virtuale, relativa o provocata, � il terreno fertile per un�infinit� di stati d�animo che la rende cos� interessante.
Delle molteplici interpretazioni che questo tema, per sua natura sfuggente, ha generato e continua a generare nell�arte sembra essere conscio Daniele De Luigi, che vi si avvicina con coraggio perché, fra tante possibilit�, � senz�altro arduo tracciare una linea curatoriale coerente e, allo stesso tempo, non scontata. Un�ulteriore difficolt� � data dall�attualit� dell�argomento, che rende i confronti inevitabili e immediati (vedasi a tal proposito l�esposizione da poco conclusa al Victoria and Albert Museum di Londra dal titolo Twilight: Photography in the Magic Hour).
Ciononostante, De Luigi offre una fresca e personale rilettura di questo tema, e sembra preferirne una visione pi� positiva e suggestiva a un�altra pi� tradizionale, che associ il buio al peccato, al male, all�inquietudine. Quest�ultima, in particolare, non � assente nelle ventuno fotografie in mostra, ma scorre tra le opere pi� come una sottile allusione che come vera e propria dominante.
Seguendo accostamenti insoliti, i nove artisti emergenti presentati dialogano facendo emergere inaspettati congruenze, solleticando rinnovati rimandi. Si parte con la Venezia notturna inedita, denudata e sventrata, delle fotografie di Primoz Bizjak per proseguire lungo i paesaggi in trasformazione dei cantieri dell�alta velocit� di Andrea Botto; si passa poi dalle atmosfere eleganti, quasi cinematografiche, degli spazi quotidiani di Marleen Sleeuwits all�attesa latente dei teatri vuoti di Claudio Gobbi; dagli scenari favolistici e riflessivi di Flavia Sollner alle finestre di Giorgio Barrera, occhi spalancati nella notte e sulla vita degli altri; dalle cavit� profonde che aspirano al cielo di Claudia Pozzoli ai boschi silenziosi e immobili di Teodoro Lupo, per giungere infine alle illusioni tridimensionali di Marco Campanini.
Questa mostra, se non pu� forse essere considerata esaustiva per quantit� di opere esposte (l�ampiezza del tema farebbe piuttosto desiderare uno sviluppo di tipo museale), risulta comunque essere uno stimolante contributo e, grazie al suo gallerista, una voce importante in quel silenzio che rappresenta l�imbarazzante mancanza di esposizioni fotografiche a Venezia.
Delle molteplici interpretazioni che questo tema, per sua natura sfuggente, ha generato e continua a generare nell�arte sembra essere conscio Daniele De Luigi, che vi si avvicina con coraggio perché, fra tante possibilit�, � senz�altro arduo tracciare una linea curatoriale coerente e, allo stesso tempo, non scontata. Un�ulteriore difficolt� � data dall�attualit� dell�argomento, che rende i confronti inevitabili e immediati (vedasi a tal proposito l�esposizione da poco conclusa al Victoria and Albert Museum di Londra dal titolo Twilight: Photography in the Magic Hour).
Ciononostante, De Luigi offre una fresca e personale rilettura di questo tema, e sembra preferirne una visione pi� positiva e suggestiva a un�altra pi� tradizionale, che associ il buio al peccato, al male, all�inquietudine. Quest�ultima, in particolare, non � assente nelle ventuno fotografie in mostra, ma scorre tra le opere pi� come una sottile allusione che come vera e propria dominante.
Seguendo accostamenti insoliti, i nove artisti emergenti presentati dialogano facendo emergere inaspettati congruenze, solleticando rinnovati rimandi. Si parte con la Venezia notturna inedita, denudata e sventrata, delle fotografie di Primoz Bizjak per proseguire lungo i paesaggi in trasformazione dei cantieri dell�alta velocit� di Andrea Botto; si passa poi dalle atmosfere eleganti, quasi cinematografiche, degli spazi quotidiani di Marleen Sleeuwits all�attesa latente dei teatri vuoti di Claudio Gobbi; dagli scenari favolistici e riflessivi di Flavia Sollner alle finestre di Giorgio Barrera, occhi spalancati nella notte e sulla vita degli altri; dalle cavit� profonde che aspirano al cielo di Claudia Pozzoli ai boschi silenziosi e immobili di Teodoro Lupo, per giungere infine alle illusioni tridimensionali di Marco Campanini.
Questa mostra, se non pu� forse essere considerata esaustiva per quantit� di opere esposte (l�ampiezza del tema farebbe piuttosto desiderare uno sviluppo di tipo museale), risulta comunque essere uno stimolante contributo e, grazie al suo gallerista, una voce importante in quel silenzio che rappresenta l�imbarazzante mancanza di esposizioni fotografiche a Venezia.
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eleonora mayerle
mostra visitata il 17 dicembre 2007
dal 24 novembre 2007 al 26 gennaio 2008
Close to Dark
Jarach Gallery
Campo San Fantin – San Marco, 1997 (zona Fenice) – 30124 Venezia
Orario: da marted� a sabato ore 10-13 e 14.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0415221938; fax +39 0412778963; info@jarachgallery.com; www.jarachgallery.com
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