10 aprile 2001

Fino al 19.V.2001 Un-expected (stages of regression) Firenze, Biagiotti Arte Contemporanea

 
Una mostra che mette in evidenza, attraverso il lavoro di otto artiste, come la creatività espressa dal mondo femminile sia oggi un fenomeno centrale per l'arte contemporanea, una presenza consistente e differenziata...

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Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito ad una lenta ma costante affermazione dell’arte al femminile, sia come sguardo alternativo e in qualche modo di “opposizione” nei confronti di un art system tradizionalmente maschile, sia come conseguenza naturale di un percorso di emancipazione globale della donna all’interno della società.
Il lavoro delle artiste donne dunque, lungi dall’essere soltanto una moda passeggera, dopo essersi svincolato dalle rivendicazioni sociali e da tematiche ‘femministe’, centrali soprattutto negli anni Settanta, si presenta oggi consistente e sfaccettato. Libero da ogni clichè di “arte femminile”, il panorama risulta composto da una miriade di identità differenti e si esprime tramite i linguaggi più diversi, dalla pittura alla fotografia, dal video alla performance.
La mostra in corso alla Galleria Biagiotti di Firenze propone i lavori di otto artiste, italiane e straniere, nel tentativo di evidenziare, come spiega il curatore Gianni Romano, come ” i ruoli identitari assunti dalle artiste abbiano sminuito l’importanza del soggetto a favore di un tessuto relazionale e sociale.”. Gli “stages of regression” del titolo si riferiscono proprio a questa trasformazione, a questo viaggio a ritroso “dalla semplice manifestazione privata e autobiografica ad un inaspettato livello di trasformazione dell’io o del proprio agire”.
Il percorso espositivo si apre con le due grandi tele di Maja Vukoje artista tedesca di origini serbe, che dipinge inquietanti close-up di bambole con un linguaggio pittorico essenziale e fluido. I giocattoli, che coniugano una residua sembianza umana con la passività degli oggetti inanimati, divengono così, nei lavori della Vukoje, chiari simboli di dolore esistenziale e allo stesso tempo richiami inequivocabili agli orrori della guerra, in corso nella terra d’origine dell’artista.Maja Vokoje "Untitled", olio su tela
Altrettanto inquietanti le immagini dell’inglese Nicky Hoberman che ritrae bambini e adolescenti con un procedimento pittorico iperrealista e deformante ad un tempo. La Hoberman mette in evidenza quello che lei stessa definisce il ” marshmallow factor”, cioè la malleabilità sia fisica che psicologica dell’età adolescenziale e mette efficacemente in evidenza la lotta per l’affermazione dell’identità che caratterizza questa fase dell’esistenza umana.
L’austriaca Elke Krystufeklavora invece sulla propria identità, mettendo sé stessa al centro della sua ricerca, oscillando tra esibizionismo e una pratica di incessante autoanalisi. Il volto dell’artista, in un espressivo ritratto schizzato nero su bianco, campeggia sulla tela con grandi occhi sgranati sulla realtà, circondato da scritte che sembrano vere e proprie emanazioni del pensiero.
Kiki Seror frequenta le chat rooms su Internet usando vari pseudonimi e poi formalizza brani delle conversazioni, trasformando le parole in affascinanti animazioni video e lightboxes. Le parole si spazializzano e diventano vere e proprie architetture dell’informazione, labirinti dinamici in movimento, in un tentativo di visualizzare e dare consistenza al flusso continuo dei dati sulla Rete.Ottonella Mocellin "Who killed Bamby", fotografia su alluminio
Il gruppo di artiste italiane si apre con “00:00”, un lightbox di Sarah Ciracì, desolato ma scintillante paesaggio lunare, che prosegue l’indagine dell’artista su nuovi mondi possibili, in un allontanamento cosciente e visionario dalla realtà oggettiva.
Le immagini di Margherita Morgantin sono visioni urbane dai colori freddi, spesso abitate (o attraversate fugacemente) dalla figura dell’artista. In “Charlie don’t surf” il protagonista è invece la nota opera di Cattelan, il bambino con il cappuccio inchiodato nel suo banco di scuola, rivolto non più contro un muro, ma verso la vetrina di un negozio.
Le donne delle fotografie di Ottonella Mocellin sono distese a terra -non si sa se morte, svenute, o solo dormienti- in ambientazioni quotidiane, espressione di uno sguardo ironico e drammatico sulla realtà.
Il video di Marzia Migliora (che presenta anche un gruppo di fotografie) fa parte di una serie di filmati realizzati nel cortile di casa dell’artista, lunghi piani sequenza girati da un punto di vista molto basso: quello dei giocattoli infantili sui quali è stata montata la telecamera (una palla, un triciclo). Lo sguardo si muove così in maniera incessante, dall’alto in basso, rotea senza posa, evidenziando la fluidità dello spazio, per poi fermarsi improvvisamente sull’immagine della terra.
Il curatore, Gianni Romano, prosegue con questa esposizione un lavoro di ricerca sull’arte contemporanea delle donne già testimoniato dalla pubblicazione del volume “Contemporanee – percorsi, lavori, poetiche delle artiste donne dagli anni 80 ad oggi” scritto a quattro mani con Emanuela De Cecco e pubblicato da Editori Associati.

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Valentina Tanni
Mostra visitata il 7.IV.2001



Un-expected (stages of regression) , a cura di Gianni Romano. Dal 7 aprile al 19 maggio 2001. Biagiotti Arte Contemporanea, Via delle belle donne 39r, Firenze. Tel-Fax: 055214757. Orario: dal martedì al sabato ore 11 – 19.
E-mail galleria@florenceartbiagiotti.com Web: www.artbiagiotti.com



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14 Commenti

  1. Ciao Valentina, vorrei comunicarti alcune mie impressioni riguardo i Video presentati alla mostra che hai recensito; naturalmente ti dico quello che penso non per contrappormi ma con amicizia e nel tentativo di capire insieme le possibilità di questo nuovo ambito d’espressione. A me, sinceramente, non hanno convinto molto. Ad esempio: giustamente ti soffermi sui Piani-sequenza di Marzia Migliora, però… adesso non vorrei dire una cosa di cattivo gusto, ma mi è sembrato che il triciclo girasse attorno ad un topo morto; mi pare una soluzione un po’ buttata lì… come a voler impressionare, senza però un valido fine espressivo. Il DVD della Seror (era lei?) è fascinoso, ma è davvero così difficile realizzare un’animazione al computer di questo genere? Io non ne sono tanto sicuro; con i mezzi adeguati, forse, chiunque potrebbe fare una cosa di questo tipo. Per quanto riguarda i video della Ciracì… mi sembra che si sia limitata ad inquadrare (ahi… sempre questa telecamera a mano… adesso è un po’ troppo di moda, mi pare…) alcuni suoi amici (immagino) che passeggiavano per una spiaggia sassosa. In un altro caso le sue elaborazioni – tentativi di costruire una città del futuro che poi vola via – non so… non mi è sembrata nè espressione di una particolare creatività, nè dimostrazione di saper utilizzare mezzi limitati (risultato difficilissimo da ottenere, sia nel cinema che in questa nascente Videoarte). Ti dico secondo me qual è il problema. Dato che oggi praticamente tutti possono essere “Videoartisti” – chiunque, infatti, può procurarsi una videocamera digitale – è molto facile che una gran quantità di lavori non esprimano altro se non vuoti velleitarismi. Bisogna stare molto attenti. Forse Bazin e Sadoul sarebbero felici di questo, ma la critica marxista, secondo me, riguardo il cinema è stata sin troppo idealista. Non è infatti detto che tutti siano in grado di realizzare il loro personale e piccolo “Deserto rosso”, anzi… bisogna stare attenti, dicevo, a non considerare tutto, indiscriminatamente, “arte”. Come procedere, allora? Il modello decostruzionista, riguardo l’interpretazione, ad esempio (cito tale modello poiché è quello più vicino, temporalmente, a noi, almeno credo…), prevede un rinvio permanente ad altri testi – alla “circolarità” di essi – all’interno del testo da analizzare. Se consideriamo i Video della mostra non è difficile, secondo me, rilevare la presenza di tutta una serie di suggestioni – cinematografiche, certo – che però ci mostrano, molto chiaramente, anche i limiti dei medesimi Video; beh… eccessiva dipendenza dal cinema… tentativo di ricostruire i “contorni” di certo cinema, senza riuscirvi, ansia di Postmoderno… Credo che la Videoarte debba prendere altre strade, e che i modelli che usiamo per analizzare i film debbano servire solo da punto di partenza per analizzare i Viedo e comprendere la loro essenza. Il discorso, forse, non è chiaro, o comunque non può essere esauriente. Dimmi quello che pensi, se credi. Ciao… con amicizia… Sei bravissima.

  2. La profondità dell’animo femminile si fa sentire nella sofferenza subita in quanto sempre svalutata, queste opere sono, secondo il mio sentire,il modo per liberarsi, per scaricare le tensioni, per urlare il proprio dolore. Maria Pezzica

  3. Premetto che le mie sono solo impressioni, personali, discutibili e relative ai video. Le ho esposte solo per desiderio di capire; non è mia intenzione essere scortese o offendere la sensibilità degli altri lettori. Tu dici che la Migliora si interroga sullo spazio. Beh… mi sembra che il problema dello “spazio” sia un grosso “problema”. Non voglio dire che la Migliora non possa interrogarsi sullo spazio; dico solo che potrebbe affrontare il problema con maggiore umiltà. La Migliora non è Kubrick… è una videortista, sicuramente dotata, che può riflettere su qualunque cosa, ma deve farlo senza avere la pretesa di risolvere il problema. A maggior ragione quando il problema riguarda la struttura in modo così forte. Studiosi di grande valore si interrogano dopo anni di lavoro sul problema dello spazio (aspettualizzazione, sguardo-soggetto…). Dalle tue parole sembra infatti che la Migliora abbia proceduto in questo senso, e che sia lecito per tutti porsi problemi di questo tipo. Io penso, invece, che si possa giungere a risultati migliori partendo – all’inizio, per carità, quando i mezzi sono per forza limitati – da un’angolazione diversa, cercando magari di esprimere il proprio punto di vista, beh… forse anche con un po’ di ironia, perchè no? Sai qual è uno dei più bei film italiani degli ultimi quindici anni? “La gentilezza del tocco” di Francesco Calogero: coltissimo, ironico, lieve, malinconico e profondo… E’ vero… a volte il bisogno di “dire” è forte, è strettamente connaturato all’esigenza di lasciar libera la propria creatività… secondo me, però, la maturità sta anche nel saper resistere, nello scegliere strade che attraversino il senso, e che contemplino comunque di lasciare un ampio margine di esso fuori dai tracciati. Ciò che non si può dire, l’ambiguità. Adesso sarò un po’ duro, e ti chiedo scusa. Sono convinto, però, che la Migliora abbia visto il topo morto nell’aia della sua casa, e abbia pensato che poteva fare un buon effetto, così, a livello di impatto… tutto lì… secondo me non c’è niente, dietro… c’è solo l’uso del Piano-sequenza (anzi… diciamo Long-take, è più trendy); il Piano-sequenza ossessivo, che da marca dell’enunciazione passa ad essere moda, un “qualcosa”, non più un codice, un “niente” dietro al quale si nasconde chi non ha niente da dire.

  4. Giusto, sono d’accordo con Janaz. Attendiamo Marzia Migliora. Anche Valentina, però… se hai voglia, scrivi… Ciao

  5. Certo che Costantino e’ proprio fuori strada. Ma come, la video-arte “nascente”? E Nam June Paik? Sveglia! Poi cosa centrano le tue comparazioni col cinema, qui si parla di arte, e’ un altra storia. Dovevi andare a Milano a vedere l’ultimo video della Migliora, o se proprio non ci arrivi, aiutarti con il testo di Emanuela De Cecco. Complimenti a tutti, comunque, “Unexpected” e’ una perla rara in un mare di banalità.

  6. Naturalmente puoi criticarmi, certo… però potresti essere anche un po’ puù educato; non ci conosciamo, mi sembra, quindi perchè mi apostrofi con questo tuo “Sveglia!”?
    Le comparazioni con il cinema sono pertinenti, in quanto il cinema è un’arte, mio caro… è l’arte assoluta del nostro secolo. Ti do un consiglio: guardati “2001 Odissea nello spazio”. Molta Videoarte è già tutta lì dentro.

  7. Il bello dei forum e’ che un ragazzino che ha appena visto un capolavoro come quello di Kubrik voglia farlo sapere a tutti. Il brutto dei forum e’ che lo stesso ragazzino diventi saccente e confonda il cinema con la video-arte, senza alcuna conoscenza di quest’ultima e – come diventa evidente nei suoi commenti al lavoro di Kiki Seror – neanche dell’arte in genere. Il brutto dei forum e’ che poi tutti vogliano diventare protagonisti perdendo di vista le opere o l’evento. Nessuno si e’ reso conto che in questa mostra ci sono delle nuove proposte come Seror, Morgantin, Migliora e non sempre i soliti nomi? che ci sono artiste mai viste in Italia? che tutte insieme hanno realizzato una bella mostra? che il curatore e’ uno che sa il fatto suo (vedi anche il mitico libro scritto con la De Cecco)?

  8. Si anche a me sono piaciute le introspezioni virtuali di Kiki Seror e quelle urbanistiche di Margherita Morgantin. Nicky Hobermann e’ fantastica. Maya Vukoye anche. La mostra e’ stata una bella sorpresa. Bravi Biagiotti!

  9. Janaz!! ti ho beccàto!! AHA!! Così per curiosità stavo riguardando questa notizia su una mostra che si è tenuta ad aprile: c’erano alcuni mediocri – secondo me – video, che nulla avevano da spartire con la Videoarte; e Janaz mi fa notare che la Videoarte avrà trent’ anni: certo… quindi è nascente! Lo studio di essa, poi, è MOLTO nascente, ti assicuro. Ma conosci un po’ le cose su cui ti permetti di fare commenti?

  10. caspita? mi sono perso questa mostra. sembra stupenda!!! c’e’ qualcuno che ha delle foto da vedere? exhi… fate le foto troppo piccole!

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