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Alexander Brodsky – Tre tavoli
In concomitanza con la Biennale dell’Architettura di Venezia, dove Brodsky realizzerà il progetto “Località abitate” per il padiglione della Russia, la Galleria Milano presenterà un gruppo di disegni e tre recenti lavori realizzati appositamente
Comunicato stampa
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Su uno dei “Tre tavoli” che danno il titolo alla mostra, sono esposte, allineate, una serie di bustine da the usate e coperte di disegni e annotazioni; su un altro tavolo i pesi delle vecchie bilance realizzati in creta fermano dei messaggi scritti su foglietti di carta sottile che il vento, come il tempo, cerca di disperdere. Sul terzo tavolo una fila di teste di argilla guarda fissamente la televisione inserita nella nuca della testa che le precede.
Ricorre in tutti i lavori di Brodsky, sia artistici che architettonici il tema della memoria. I ricordi sono parte integrante di ogni essere umano, sono la dimensione nascosta della realtà, anche al di là della memoria consapevole. Brodsky sente la necessità di una presa di coscienza della fatalità e della continuità fra passato e futuro, senza melanconia o nostalgia, ma piuttosto velata da sottile ironia. Resti e tracce del passato rivivono continuamente ed acquistano sempre nuovi significati. Nelle installazioni di grandi citta di creta come “Coma” e come “20 garbage containers” esposto alla Biennale di San Paolo nel 2002, oltre al fatale decadimento delle grandi città Brodsky pone sotto i nostri occhi il non lontano disastro ambientale. Nel tavolo con le teste tutte uguali, tutte in fila, intente a guardare lo stesso programma televisivo sentiamo la solitudine e l’alienazione dell’era tecnologica.
Brodsky è già noto al pubblico milanese per le installazioni “Coma” con cui ha vinto nel 2001 il primo premio della città di Milano “Museo del Presente” e “L’ultima stanza”, esposta 2002 al Pac e alla Galleria Milano nonché per una mostra di incisioni e puntesecche alla Galleria Lumer nell’autunno del 2005.
Nato a Mosca nel 1955, nel 1978 consegue la laurea in architettura e da allora, fino a metà degli anni novanta lavora a quattro mani con l’amico e collega Ilya Utkin con cui fonda un movimento chiamato “architettura su carta”. Con questi lavori i due architetti partecipano ai grandi concorsi internazionali, dai quali escono quasi sempre vincitori. (Nel 1982 con “Christal Palace” vincono il primo premio alla Central Glass Competion, Tokyo, nel 1985 il secondo premio, sempre a Tokyo, alla Shinkenchiku Competition con “Bulwark of resistance”, nel 1988 primo premio per l’architettura a “East meets west in design competition” della Jacob K. Javits Convention Center, N.Y., e così via.)
Le “architetture su carta” sono lavori concettuali realizzati a puntasecca, che fondono architettura utopistica, arte, arte applicata e letteratura. I testi poetici che li accompagnano, illustrano il contenuto del progetto e potenziano l’incantesimo del segno.
Da alcuni anni Brodsky lavora sia come architetto che come artista e, se le opere artistiche possono essere considerate frammenti di un grande progetto architettonico, i suoi progetti di architettura riflettono la sensibilità e l’effetto liberatorio dell’arte.
I complessi progetti urbani, i ristoranti o i modesti appartamenti progettati da Brodsky danno l’impressione di avere vissuto una propria storia ancor prima che arrivassero gli inquilini o i visitatori. Il progetto delle Località abitate realizzato per la Biennale di Venezia interpreta l’ambiente nel quale è costretto a svolgere i propri riti quotidiani un individuo appartenente alla strutturatissima società urbana attuale.
Ricorre in tutti i lavori di Brodsky, sia artistici che architettonici il tema della memoria. I ricordi sono parte integrante di ogni essere umano, sono la dimensione nascosta della realtà, anche al di là della memoria consapevole. Brodsky sente la necessità di una presa di coscienza della fatalità e della continuità fra passato e futuro, senza melanconia o nostalgia, ma piuttosto velata da sottile ironia. Resti e tracce del passato rivivono continuamente ed acquistano sempre nuovi significati. Nelle installazioni di grandi citta di creta come “Coma” e come “20 garbage containers” esposto alla Biennale di San Paolo nel 2002, oltre al fatale decadimento delle grandi città Brodsky pone sotto i nostri occhi il non lontano disastro ambientale. Nel tavolo con le teste tutte uguali, tutte in fila, intente a guardare lo stesso programma televisivo sentiamo la solitudine e l’alienazione dell’era tecnologica.
Brodsky è già noto al pubblico milanese per le installazioni “Coma” con cui ha vinto nel 2001 il primo premio della città di Milano “Museo del Presente” e “L’ultima stanza”, esposta 2002 al Pac e alla Galleria Milano nonché per una mostra di incisioni e puntesecche alla Galleria Lumer nell’autunno del 2005.
Nato a Mosca nel 1955, nel 1978 consegue la laurea in architettura e da allora, fino a metà degli anni novanta lavora a quattro mani con l’amico e collega Ilya Utkin con cui fonda un movimento chiamato “architettura su carta”. Con questi lavori i due architetti partecipano ai grandi concorsi internazionali, dai quali escono quasi sempre vincitori. (Nel 1982 con “Christal Palace” vincono il primo premio alla Central Glass Competion, Tokyo, nel 1985 il secondo premio, sempre a Tokyo, alla Shinkenchiku Competition con “Bulwark of resistance”, nel 1988 primo premio per l’architettura a “East meets west in design competition” della Jacob K. Javits Convention Center, N.Y., e così via.)
Le “architetture su carta” sono lavori concettuali realizzati a puntasecca, che fondono architettura utopistica, arte, arte applicata e letteratura. I testi poetici che li accompagnano, illustrano il contenuto del progetto e potenziano l’incantesimo del segno.
Da alcuni anni Brodsky lavora sia come architetto che come artista e, se le opere artistiche possono essere considerate frammenti di un grande progetto architettonico, i suoi progetti di architettura riflettono la sensibilità e l’effetto liberatorio dell’arte.
I complessi progetti urbani, i ristoranti o i modesti appartamenti progettati da Brodsky danno l’impressione di avere vissuto una propria storia ancor prima che arrivassero gli inquilini o i visitatori. Il progetto delle Località abitate realizzato per la Biennale di Venezia interpreta l’ambiente nel quale è costretto a svolgere i propri riti quotidiani un individuo appartenente alla strutturatissima società urbana attuale.
22
settembre 2006
Alexander Brodsky – Tre tavoli
Dal 22 settembre al 04 novembre 2006
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA MILANO
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a Sabato dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle ore 16,00 alle 20,00
Vernissage
22 Settembre 2006, ore 12-21
Autore