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Paola Goldoni
mostra fotografica e presentazione
Comunicato stampa
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Catturare il movimento – entro un battito di ciglia un luminare d’ombre poter fissare il correre, del tempo – che non si manifesta se non nel troppo-vuoto scavato da un bruciarsi di grani d’argento se non nel troppo pieno proliferante da un giustapporsi di entità numeriche binarie – cioè nel disgregarsi dei supporti soffici che, mai, arrivano a contenere il suo eccedere: fermarlo, il movimento del tempo (così impreveduto elastico strabordante asincrono, mai comunque simile al ticchettìo in cui si crede di comprenderlo) arrestarlo in quella frazione, quell’illusione, che lo contenga intero, o ne trattenga – fattasi oggetto, postura, punctum – l’interezza stessa dell’illusione; è questo, null’altro, il lavoro del fotografo, la sua contrainte ineluttabile: il paradosso medesimo, che egli non cessa di elaborare.
Fissare il tempo oggettivo ma per farne impalpabilmente Oggetto; trattenere il movimento entro il limite della cornice, ma per rivelare, nell’immagine che lo ricompone, il moto che lo attraversa più interno; contenere per liberare, chiudere per aprire, nulla di meno di questo è il vincolo dell’otturatore. – Fermare, per consegnare il gesto al fantasma puro delle sue trasformazioni. – È in questo che la fotografia, arte che fin dal composto del suo nome tradisce una natura ossimorica quanto altre mai, riassume forse l’essenza stessa del processo artistico; e giusto la chiarezza del suo paradosso ci rivela quanto l’arte, in ogni sua forma o effetto, sia intrinsecamente cinèsi.
Il lavoro sensibile di Paola Goldoni cristallinamente risolve il nodo poietico, che in sé l’ars fotografica, stilo di luci, c’impone ad ogni tratto, ad ogni taglio, ad ogni scatto. E se si attenta ad importare, sulle ferme superfici, il cuore aereo del moto (depurato di scorie di referenzialità, che non siano la purezza stessa del Corpo; asignificante, giusto nel suo eccesso di significanza), il senso occulto del movimento, la sua arte eccelsa, la Danza, non è che per portare a ulteriore, quasi ultra-naturale luce il segreto dello scatto foto/grafico. Il moto invisibile che lo muove; il contrasto stesso, che lo spinge a visione; il luccichìo, fondo, della sua ombra.
Tommaso Ottonieri
Fissare il tempo oggettivo ma per farne impalpabilmente Oggetto; trattenere il movimento entro il limite della cornice, ma per rivelare, nell’immagine che lo ricompone, il moto che lo attraversa più interno; contenere per liberare, chiudere per aprire, nulla di meno di questo è il vincolo dell’otturatore. – Fermare, per consegnare il gesto al fantasma puro delle sue trasformazioni. – È in questo che la fotografia, arte che fin dal composto del suo nome tradisce una natura ossimorica quanto altre mai, riassume forse l’essenza stessa del processo artistico; e giusto la chiarezza del suo paradosso ci rivela quanto l’arte, in ogni sua forma o effetto, sia intrinsecamente cinèsi.
Il lavoro sensibile di Paola Goldoni cristallinamente risolve il nodo poietico, che in sé l’ars fotografica, stilo di luci, c’impone ad ogni tratto, ad ogni taglio, ad ogni scatto. E se si attenta ad importare, sulle ferme superfici, il cuore aereo del moto (depurato di scorie di referenzialità, che non siano la purezza stessa del Corpo; asignificante, giusto nel suo eccesso di significanza), il senso occulto del movimento, la sua arte eccelsa, la Danza, non è che per portare a ulteriore, quasi ultra-naturale luce il segreto dello scatto foto/grafico. Il moto invisibile che lo muove; il contrasto stesso, che lo spinge a visione; il luccichìo, fondo, della sua ombra.
Tommaso Ottonieri
09
settembre 2006
Paola Goldoni
09 settembre 2006
fotografia
presentazione
presentazione
Location
AGAVE BISTROT – LIBRERIA
Roma, Via Di San Martino Ai Monti, 7a, (Roma)
Roma, Via Di San Martino Ai Monti, 7a, (Roma)
Vernissage
9 Settembre 2006, ore 19
Autore