22 giugno 2024

«Questo muro è di tutti». La street art femminista e le Cassandre di Emanuela Auricchio

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Pittrice e mediatrice culturale, Emanuela Auricchio traduce i suoi dipinti in manifesti, in nome di una rivendicazione femminile dello spazio pubblico, a Napoli, nel mondo e sul web. Le sue donne si chiamano Cassandra

Emanuela Auricchio-Cassandra Parla, Vuless parla' pe tutt e femmen' ro munno, tributo a Mahsa Amini. Credits Emanuela Auricchio

«Parlare con la mia voce: il massimo. Di più, altro, non ho voluto». Sono le parole che la scrittrice tedesca Christa Wolf fa pronunciare a Cassandra, sacerdotessa troiana prima benedetta da Apollo con il dono della profezia e poi maledetta dallo stesso, per non essere mai creduta. Cassandra vede cose che non piacciono a nessuno. Oggi qualcuno le direbbe che è esagerata. Da settembre 2022, Cassandra è tornata a parlare attraverso le donne dipinte da Emanuela Auricchio, artista napoletana e laureanda all’Accademia di Belle Arti.

Emanuela Auricchio, Cassandra Parla, muro di Port’Alba, Napoli. credits Emanuela Auricchio

Il progetto Cassandra Parla nasce tra le strade della sua città, Napoli, nei pressi di Port’Alba, con l’affissione di manifesti con volti femminili accompagnati da una frase, sempre diversa e sempre in napoletano. Auricchio trasporta su carta i propri dipinti, oli su tela provenienti da un corpus di opere prodotto tra il 2020 e il 2022. Si tratta di «volti che ho visto, conosciuto, che mi hanno raccontato una storia o semplicemente volti che mi piacciono. Non c’era una ricerca di tipo concettuale, piuttosto di un viso che mi permettesse di sperimentare sul colore, elemento fondante della mia pittura».

Materico, corposo, espressionista, il colore avvolge e riempie visi fatti di rabbia e sentimento impegnati in un atto di riappropriazione e rivendicazione femminile dello spazio pubblico, da sempre ostile alle donne e costruito su misura di uno standard maschile: «Lo street artist è un personaggio riconosciuto per attaccare di notte: io paradossalmente non posso farlo. Gli atti di vandalismo e di violenza sono stati tantissimi: un uomo mi ha rincorsa e poi ha sputato sui miei dipinti. Mi sono trovata insulti sessisti scritti sui manifesti. Sono tutte cose che fanno perché sei donna».

Emanuela Auricchio-Cassandra Parla, m’he fatt jetta’ ‘o sangue. Credits Emanuela Auricchio

A ciò si aggiunge la difficoltà di affermarsi in quanto artista emergente: «Se sei nuova ti stracciano in continuazione. Io ce l’ho fatta perché ho insistito: attaccavo tre volte a settimana all’inizio, sempre negli stessi punti, finché non mi sono presa un muro intero e ho detto “Venisse a stracciare chi vuole, tanto io riattacco”».

Emanuela Auricchio-Cassandra Parla, M’he fatt a piezz pe nun m’affrunta’ sana. Credits Emanuela Auricchio

Le donne di Port’Alba sono tante e diverse. Si portano addosso una rabbia calma, che non distrugge ma contamina, che non straripa ma resta a fior di pelle. Alcune si riappropriano del nudo come forma di autodeterminazione, altre si vestono di una nuova religiosità, facendosi piccole icone di sante martiri.

Una tra loro fissa un punto al di là dell’osservatore, forse immersa tra ricordi che ancora bruciano o forse rivolta al suo interlocutore: M’he fatt a piezz pe nun m’affrunta’ sana (Mi hai fatto a pezzi per non affrontarmi sana) «è l’unico dipinto da cui non riesco a separarmi». La fermezza dello sguardo è quella di chi è sopravvissuta, l’ombra nera che lo colpisce è la traccia di chi adesso non c’è più. Cassandra parla per tutte.

Vuless parla’ pe tutt e femmen’ ro munno (Voglio parlare per tutte le donne del mondo) è il dipinto di una donna col capo coperto, gli occhi stavolta piantati dentro quelli dell’osservatore: è Mahsa Amini, uccisa a 22 anni dalla polizia morale iraniana per aver lasciato fuori dal velo una ciocca di capelli. Il suo omicidio, nel settembre 2022, ha coinciso a livello cronologico con l’avvio del progetto di Auricchio: «Ho pensato al mio privilegio di donna bianca, che vive in un paese in cui sì, certamente le vengono negati tanti diritti, ma non viene ammazzata perché si veste come le pare. Mi sono resa conto che il minimo che potessi fare era questo piccolo tributo».

Cassandra Parla, Tutt’ egual song’ ‘e criature, 2024. Credits Emanuela Auricchio

Da marzo 2024, un manifesto di Cassandra Parla entra nel merito della questione palestinese, a sostegno di un popolo vittima di «una crisi dei diritti umani senza precedenti» (Amnesty International): Tutt’ egual song’ ‘e criature (Tutti uguali sono i bambini) è un dipinto a olio di Auricchio fotoshoppato sulla base della Strage degli innocenti di un autore anonimo secentesco. Attualmente solo in formato digitale, il manifesto ha permesso all’artista di aprire una raccolta fondi: l’intero ricavato dalla vendita delle stampe viene devoluto all’ente benefico internazionale UNRWA, con la sola eccezione dei costi di produzione e spedizione.

Elemento fondante del progetto Cassandra Parla è l’intersezionalità, la voglia di abbracciare una lotta che sia comune e condivisa. La voracità del napoletano, l’uso irriverente del colore, l’eloquenza degli sguardi e delle movenze è ciò che fa rumore per le strade, dove Cassandra Parla e dice: «Questo muro è di tutti».

 

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