-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Italian Council 2019. Pneuma e poesia: Intervista a Christian Fogarolli
Arte contemporanea
Christian Fogarolli, con il progetto Pneuma, è uno dei vincitori del premio Italian Council, programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, grazie al progetto Pneuma, un progetto dedicato alla malattia mentale, il cui studio e la restituzione nel suo lavoro, hanno lo scopo di mostrare la soggettività non pronunciata dietro le analisi.
In linea con la tua ricerca, che può essere intesa come coesistenza tra arte e scienza per lo studio soprattutto di meccanismi che hanno a che fare con la complessità della mente umana in relazione al corpo, hai deciso di focalizzare il tuo progetto Pneuma, vincitore della 6. Edizione di Italian Council (2019), sulla malattia mentale. Da dove sei partito?
In ogni progetto si conosce l’inizio ma mai l’arrivo. Il progetto è nato come conseguenza di un percorso personale intrapreso fin dagli esordi del mio lavoro su questa tematica, sempre creando una linea di connessione tra arte, discipline scientifiche e cura mentale. La lettura dei lavori è volontariamente aperta, ma allo stesso tempo tenta di mettere in discussione le attribuzioni normative sulla devianza, di indagare i regni scientifici attraverso le diverse specie che li abitano e di creare nuove letture sul disagio psichico in relazione alla contemporaneità.
Perché Pneuma?
Il termine Pneuma è la parte umana legata allo spirito, all’anima, al soffio vitale, è la parte sconosciuta che la scienza odierna ancora non può confutare con dati: è la poesia. Il concetto di questa parola è davvero complesso e possiede una tradizione antica, dalla filosofia greca fino all’alchimia. Ho deciso di utilizzarlo per il progetto per il suo collegamento al termine psyché e alla medicina, Galeno fu uno dei primi a citarlo in questo settore prelevandolo dallo stoicismo. Cartesio riprese queste conoscenze, erroneamente, declinandole attraverso gli “spiriti animali”: un vento delicato che gonfia i ventricoli.
Pneuma è come la follia, come il vetro durante la sua lavorazione: intangibile.
Forse oggi questo titolo viene letto diversamente, spero torni ad essere presto letto come “spirito di vita”.
Spiegaci come è avvenuta la fase di ricerca, sappiamo che hai avuto diverse collaborazioni con istituti psichiatrici, personale di settore e anche persone in cura di diversi Paesi.
Pneuma è una progetto composto da varie fasi di ricerca della durata di oltre un anno.
Le prime mosse teoriche si sono basate sul rapporto tra Italia e Europa a livello legislativo, in modo specifico sulla relazione tra la Legge 180 e la Dichiarazione di Helsinki del 2005 e di come queste direttive vengono applicate in diversi paesi. Da qui una serie di viaggi ed esperienze in prima persona in diversi paesi europei come Italia, Svizzera, Austria, Germania, Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra, Romania, Repubblica Ceca. In questi paesi sono nate delle collaborazioni con alcuni dei maggiori istituti psichiatrici, sviluppando un confronto diretto con le persone che abitano e lavorano in questi luoghi, tentando di sfidare con essi i processi di classificazione del disagio psichico e la conseguente marginalizzazione del singolo individuo. In alcuni contesti si sono sviluppate delle attività ricreative di lettura, di disegno, di teatro e di musica. Questo ha portato a condividere non solo il tempo, ma anche il materiale prodotto: disegni, opere pittoriche, registrazioni vocali ed esperienze. Parte di questi materiali saranno inseriti in una pubblicazione finale che conterrà in un volume monografico un anno di lavoro.
Come si lega il tuo progetto, i cui studi e ricerche preliminari sono durati quasi un anno, alla situazione attuale e ai più recenti fatti legati al virus COVID-19?
Il progetto nel suo sviluppo si è scoperto in dialogo con l’attuale emergenza mondiale causata da COVID-19 sotto sotto vari aspetti. In primo luogo il titolo Pneuma che, assegnato a maggio 2019, si ritrova oggi in connessione a questa urgenza sanitaria globale; in secondo il riferimento all’impatto psicologico che questi eventi possono determinare a livello collettivo e individuale e il dato scientifico recentemente dimostrato dai medici del Ditan Hospital di Pechino che il viruspuò attaccare il sistema nervoso centrale. Saremo in grado di avviare un processo di de-stigmatizzazione e riconsiderazione della malattia mentale alla luce dei nuovi disagi in arrivo causati da ansia e isolamento?
In che modalità sarà presentato Pneuma?
Il progetto è partito, virtualmente, lo scorso venerdì a Berlino. Le istituzioni europee d’arte contemporanea coinvolte sono STATE Experience Science di Berlino; MARe Museum di Bucarest; Schwarzescafé/ Löwenbräukuns di Zurigo e MAMbo di Bologna. Le esposizioni muteranno a seconda dello spazio e del momento attraverso la presentazione di una video-installazione ambientale composta da diversi materiali: sculture in vetro, interventi metallici e organici. Vi saranno inoltre una serie di pneumaevent: presentazioni, conferenze, workshop e screening in centri di ricerca, istituti italiani di cultura, università, associazioni ed enti per il recupero del disagio psichico e che hanno aderito al progetto.
Alla luce della tua esperienza di ricerca per questo progetto, come definiresti il termine riabilitazione?
Difficile comprendere un termine che spesso si confonde con cura e dipende da troppi fattori: geografici, sociali, politici. Spesso le immagini sono più efficaci delle parole, lascio quindi la risposta a questa fotografia che ho scattato all’interno del cortile de Groupe hospitalier de la Pitié-Salpêtrière a Parigi.