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Manuela Carabini – La materia per fare Anima
“Dopo la ferita di questi mesi, nel presente ancora sospeso, Manuela Carabini ci invita ad ascoltare il suo canto alla vita, ad incontrare la materia che si fa anima e l’anima che si fa materia.”
Comunicato stampa
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Una scintilla tra anima e materia
di Roberta Ioli
Dopo la ferita di questi mesi, nel presente ancora sospeso, Manuela Carabini ci invita ad ascoltare il suo canto alla vita, ad incontrare la materia che si fa anima e l’anima che si fa materia.
Non c’è confine invalicabile tra il dentro e il fuori. La forza stratificata della materia prende non solo forma, ma anche vita, anima appunto, nelle geometrie di questa cosmogonia pittorica.
C’è un legame forte tra i cinque cicli qui proposti, un’intenzione solida e dichiarata: siamo fatti di una terra comune che ha radici nella nostra storia, e insieme siamo guidati da una passione vigile e instancabile che trova la sua voce soprattutto nel dialogo con la natura e con il sacro a cui dobbiamo ritornare.
L’arte di Manuela Carabini è agonistica: c’è un vero certamen, una lotta quasi fisica tra il suo corpo di artista e la materia che modella, ma è una lotta che non lascia sconfitti e, anzi, segna il tempo di una nuova alleanza. L’argilla a crudo viene impastata con una sensibilità materica che ci ricorda i cretti di Burri, e tuttavia le crepe, le spaccature sono curate con amore nuovo: piccole iniezioni di cera sanano quelle ferite, così come la paraffina a fuoco viene colata sulla terra e rifinita con la fiamma. Una potente alchimia unisce e contamina le quattro radici di Empedocle: a questi principi universali della vita, alla terra, all’acqua, al fuoco e all’aria, si richiamano in ideale continuità tutti i cicli qui presentati.
Materiali sintetici e naturali si intrecciano nell’alfabeto di un’arte che ama trasformare la natura specifica di ogni sostanza nel proprio opposto: così il fuoco svapora nella sua essenza di fiamma ma resta come traccia di luce, rende liquida la cera per poi liberarne le concrezioni nascoste, mentre l’argilla si apre alle pretese dell’aria, si lascia attraversare da improvvise spirali di vento.
La matrice della passione è il primo ciclo e costruisce la sua cosmogonia attorno al rosso della fiamma: il grande cuore è un occhio vigile e pulsante che attrae a sé i piccoli satelliti in una alleanza di vita. Torna in ognuno dei cicli il dialogo tra elementi e forme, tra pieno e vuoto, essere e non essere. Lo scambio tra visibile e invisibile, che ispira dichiaratamente il secondo ciclo, è lo spazio salvato per la creazione, è La dimensione del rito, restituito alla vertigine del cielo. L’azzurro ci introduce alla sacralità perduta e da riconquistare, in un cammino di silenziosa interrogazione di sé e del proprio tempo. Il rito, però, va vissuto nello spazio comunitario, non nell’isolamento delle proprie ragioni; è liberazione di energia, è catarsi, ma solo in quanto ascesi, askesis: un esercizio instancabile e affilato, come quello che l’artista pratica nel suo dialogo con la materia e il colore.
Il terzo ciclo, La creazione della scintilla, annuncia la nascita attraverso la dialettica di luce e buio. La piccola freccia luminosa si fa strada sul nero della catramina, e il triangolo che accende la creazione è una traccia di ordine e di equilibrio nel grande magma primigenio. Eppure, è solo dal caos che nasce quella luce, è dall’abisso spalancato e notturno che affiora in superficie la danza resistente della scintilla.
Stessi materiali, stesse forme tornano e dialogano tra loro, in una corrispondenza armonica, anche nel quarto ciclo: cerchi, quadrati, ellissi rappresentano Le forme simboliche della natura alla quale apparteniamo. Questo il titolo scelto da Manuela Carabini per rivendicare l’appartenenza a una comune radice. E in questo “gran libro della natura”, come Galileo lo definirebbe, in questa geometria che ci protegge dall’“oscuro labirinto”, ci pare di incontrare anche il nume tutelare di Matisse, i suoi perfetti fiori di luce, il suo spazio inciso nei colori. L’ultimo ciclo crea all’improvviso un ritmo nuovo, spezza l’abbraccio delle armonie simmetriche in cui siamo stati condotti fino ad ora: le due Mappe sentimentali che chiudono la mostra aprono un varco nella selva dei simboli, nell’alchimia del fuoco e della terra, si fanno strada verso un incontro possibile. Lì, in quello spazio rigenerato, l’artista ci invita ad entrare, lì ci sta aspettando.
di Roberta Ioli
Dopo la ferita di questi mesi, nel presente ancora sospeso, Manuela Carabini ci invita ad ascoltare il suo canto alla vita, ad incontrare la materia che si fa anima e l’anima che si fa materia.
Non c’è confine invalicabile tra il dentro e il fuori. La forza stratificata della materia prende non solo forma, ma anche vita, anima appunto, nelle geometrie di questa cosmogonia pittorica.
C’è un legame forte tra i cinque cicli qui proposti, un’intenzione solida e dichiarata: siamo fatti di una terra comune che ha radici nella nostra storia, e insieme siamo guidati da una passione vigile e instancabile che trova la sua voce soprattutto nel dialogo con la natura e con il sacro a cui dobbiamo ritornare.
L’arte di Manuela Carabini è agonistica: c’è un vero certamen, una lotta quasi fisica tra il suo corpo di artista e la materia che modella, ma è una lotta che non lascia sconfitti e, anzi, segna il tempo di una nuova alleanza. L’argilla a crudo viene impastata con una sensibilità materica che ci ricorda i cretti di Burri, e tuttavia le crepe, le spaccature sono curate con amore nuovo: piccole iniezioni di cera sanano quelle ferite, così come la paraffina a fuoco viene colata sulla terra e rifinita con la fiamma. Una potente alchimia unisce e contamina le quattro radici di Empedocle: a questi principi universali della vita, alla terra, all’acqua, al fuoco e all’aria, si richiamano in ideale continuità tutti i cicli qui presentati.
Materiali sintetici e naturali si intrecciano nell’alfabeto di un’arte che ama trasformare la natura specifica di ogni sostanza nel proprio opposto: così il fuoco svapora nella sua essenza di fiamma ma resta come traccia di luce, rende liquida la cera per poi liberarne le concrezioni nascoste, mentre l’argilla si apre alle pretese dell’aria, si lascia attraversare da improvvise spirali di vento.
La matrice della passione è il primo ciclo e costruisce la sua cosmogonia attorno al rosso della fiamma: il grande cuore è un occhio vigile e pulsante che attrae a sé i piccoli satelliti in una alleanza di vita. Torna in ognuno dei cicli il dialogo tra elementi e forme, tra pieno e vuoto, essere e non essere. Lo scambio tra visibile e invisibile, che ispira dichiaratamente il secondo ciclo, è lo spazio salvato per la creazione, è La dimensione del rito, restituito alla vertigine del cielo. L’azzurro ci introduce alla sacralità perduta e da riconquistare, in un cammino di silenziosa interrogazione di sé e del proprio tempo. Il rito, però, va vissuto nello spazio comunitario, non nell’isolamento delle proprie ragioni; è liberazione di energia, è catarsi, ma solo in quanto ascesi, askesis: un esercizio instancabile e affilato, come quello che l’artista pratica nel suo dialogo con la materia e il colore.
Il terzo ciclo, La creazione della scintilla, annuncia la nascita attraverso la dialettica di luce e buio. La piccola freccia luminosa si fa strada sul nero della catramina, e il triangolo che accende la creazione è una traccia di ordine e di equilibrio nel grande magma primigenio. Eppure, è solo dal caos che nasce quella luce, è dall’abisso spalancato e notturno che affiora in superficie la danza resistente della scintilla.
Stessi materiali, stesse forme tornano e dialogano tra loro, in una corrispondenza armonica, anche nel quarto ciclo: cerchi, quadrati, ellissi rappresentano Le forme simboliche della natura alla quale apparteniamo. Questo il titolo scelto da Manuela Carabini per rivendicare l’appartenenza a una comune radice. E in questo “gran libro della natura”, come Galileo lo definirebbe, in questa geometria che ci protegge dall’“oscuro labirinto”, ci pare di incontrare anche il nume tutelare di Matisse, i suoi perfetti fiori di luce, il suo spazio inciso nei colori. L’ultimo ciclo crea all’improvviso un ritmo nuovo, spezza l’abbraccio delle armonie simmetriche in cui siamo stati condotti fino ad ora: le due Mappe sentimentali che chiudono la mostra aprono un varco nella selva dei simboli, nell’alchimia del fuoco e della terra, si fanno strada verso un incontro possibile. Lì, in quello spazio rigenerato, l’artista ci invita ad entrare, lì ci sta aspettando.
01
maggio 2021
Manuela Carabini – La materia per fare Anima
Dal primo al 09 maggio 2021
arte contemporanea
Location
PALLAVICINI 22
Ravenna, Viale Giorgio Pallavicini, 22, (RA)
Ravenna, Viale Giorgio Pallavicini, 22, (RA)
Orario di apertura
Da lunedì al venerdì ore 16-19:30
Sabato e domenica ore 10-12 e 16-19:30
Vernissage
1 Maggio 2021, dalle 16:30 alle 20:00
Sito web
https://www.pallavicini22.com/2021/04/16/manuela-carabini-la-materia-per-fare-anima-1-9-maggio-2021/
Autore
Autore testo critico
Progetto grafico
Patrocini