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Other identity #22. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Alessia Cortese
Fotografia
Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana l’ospite intervistato è Alessia Cortese.
Other Identity: Alessia Cortese
Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?
«Il mio lavoro ruota attorno all’auto-esplorazione e all’auto-rappresentazione. Faccio del mio corpo lo strumento per esteriorizzare pensieri, stati d’animo e sentimenti. Nella ferma convinzione di un’inscindibile identificazione tra arte e vita, trovo nell’atto creativo dell’autoritratto l’effetto terapeutico di un’abreazione. La fotografia è per me il cammino liberatorio per uscire da quella comfort zone che intrappola e annichilisce le emozioni».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/1.Intimate-Geometries.jpg)
Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?
«Ho un’identità multiforme che si nutre della corrispondenza e della compresenza di espressioni diverse, perfino contraddittorie. Sono un’inquieta, un’indisciplinata, una rockmantica, un’aliena, un’idealista, una strega, e l’autoritratto mi permette di esprimere tutto questo, di andare oltre me stessa e di vedermi dal di fuori, di mettere a fuoco le diverse declinazioni del mio essere e del mio sentire».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/2.-Im-with-you.jpg)
Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?
«Credo sia arrivata l’ora di affrancarsi dall’apparenza, dal mimetismo sociale e dall’omologazione estetica. Nelle mie fotografie cerco di esprimere un’idea di femminilità diversa, senza filtri e più vera, che esalti la bellezza della singolarità e della normalità».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/3.-Illusionist.jpg)
Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?
«Sono dell’idea che l’arte possa sempre evolversi in scenari inattesi pur reinterpretando concetti e stilemi del passato. Dal mio punto di vista, ciò che può davvero fare la differenza è la sensibilità dell’artista, soprattutto il coraggio di denudarsi e di condividere, la capacità di interloquire nella maniera più profonda e sincera possibile con l’osservatore».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/4.-Mademoiselle.jpg)
ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?
«La fotografia è un mezzo come lo è la scultura, la pittura, la performance. Non è soltanto registrazione della realtà; è un’operazione creativa, è sofisticazione del reale attraverso la luce e l’immaginazione. Per tutto questo, sì. Mi definisco un’artista. In realtà, preferisco la parola Artefice, perché implica l’artigianalità del processo fotografico, l’attenzione premurosa con cui curo manualmente ogni dettaglio: dalla paziente attesa della luminosità ideale, alla composizione di pose e gesti, alla scelta degli abiti e degli oggetti di scena, fino alla meticolosa ricerca della giusta sensazione tattile e visiva della carta per la stampa».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/5.-Growing.jpg)
Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?
«Nei miei sogni mi vedo come un ibrido shelliniano tra la potenza comunicativa di Shirin Neshat, la sensualità cromatica e formale di Georgia O’Keeffe, la fantasia visionaria di Bulgakov e la sensibilità poetica di Francis Alÿs. Nella realtà sto lavorando su una versione migliore di me stessa».
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/6.-Growing.jpg)
Biografia
Fotografa e curatrice indipendente, Alessia Cortese è nata ad Acquaformosa il 12 febbraio 1986. Dopo la Laurea in “Scienze dei Beni Culturali” nel 2013, e gli studi in Editoria e Giornalismo, si è specializzata in Fotografia presso la “Scuola Internazionale di Fotografia Apab” di Firenze, e ha conseguito un Master in “Curatela Museale”. Redattrice freelance per diverse testate giornalistiche, attualmente collabora con la rivista di cultura contemporanea Objectsmag.it.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/10.-In-a-white-room.jpg)
Buona parte della produzione artistica della Cortese ruota attorno all’auto-esplorazione e all’auto-rappresentazione, a un utilizzo simbolico ed evocativo del proprio corpo nudo, secondo una grammatica espressiva non sempre esplicita, imperniata sul dualismo del vedo e non vedo.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/11.-Madre.jpg)
Alessia Cortese ha individuato nell’atto creativo dell’autoritratto il mezzo per esteriorizzare e mettere in luce il proprio sentire, un processo liberatorio e di accettazione di sé, un ponte immaginifico tra la propria anima e il mondo fuori.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/12.-Swimming-in-the-air.jpg)
![](https://www.exibart.com/repository/media/2022/08/13.-Swimming-in-the-air.jpg)